Chiesa distretto parrocchiale di S. Bartolomeo in Eboli prima

della definitiva distruzione

     


La chiesa parrocchiale di S. Bartolomeo è una delle più antiche della città.
L’erudito parroco don Sabbato Pastina in un inventario trascritto il 18 maggio 1739, conservato nell’Archivio Diocesano di Salerno, ritiene che la chiesa è antichissima come ha ravvisato da scritture e ritiene addirittura che possa risalire ai primi cristiani che abbracciarono la “S. Fede del nostro Divin Redentore.Allora Eboli era un braccio di casale, continua il parroco, che si estendeva dal Castello e finiva al Pendino, e ancora “tutto il corpo d’Evoli un tempo in due braccia era diviso con borghi e Mercato, era principale di trentadue Casali a lei uniti”. Sempre nello stesso documento il parroco indica che con l’unione della parrocchia di S. Caterina (avvenuta nel 1654) i confini del distretto parrocchiale dentro le mura della città erano i seguenti: ad occidente confinava con S. Maria ad Intra, nella parte settentrionale con la parrocchia di S. Lorenzo, e proseguendo dritto con la parrocchia di S. Nichola de Schola Graeca sin verso oriente nel luogo della Piazza nominato il Campo a termine del Vallone. Fuori le mura la giurisdizione comprendeva tutta la Piana del Sele partendo dal fiume di Olevano (Tusciano) scendendo per il luogo di Battipaglia fino al mare, proseguendo per tutto il lido fino al fiume Sele e poi risalire su fino al vallone Tufara.
La prima notizia sulla chiesa parrocchiale di S. Bartolomeo è del luglio 1168 dove in un documento si legge che i fratelli Matteo e Nicola si dividono i beni paterni: “una vigna alla località Grataglie, una casa fabbricata all’interno delle mura del castello di Evoli nella parrocchia di San Lorenzo, una vigna alla località Gurgo, due terre laboratorie alla località Grataglie e una casa fabbricata fuori le mura del predetto castello alla località Francavilla, nella parrocchia di San Bartolomeo. Altra notizia della parrocchia è dell’aprile 1170 quando si registra una vendita di un casalino in località Pendino. E si giunge al documento datato giugno 1179 che molti autori hanno citato nei loro scritti come “primo documento” che parla della parrocchia di San Bartolomeo, in cui si fa riferimento ad una vendita da parte di Ruggiero e la moglie Magalda al monastero della Santa Trinità di Cava, retto dall’abate Benincasa, nelle mani del vestarario Pietro, di una terza parte di una casa e di un casalino siti nella parrocchia di San Bartolomeo.La parrocchia è menzionata in molti altri documenti del XII e XIII secolo.È indicata tra le chiese parrocchiali di Eboli nella Santa Visita del 1511.La parrocchiale fu annessa alle dipendenze della Collegiata di S. Maria della Pietà nel 1531 come quasi tutte le parrocchie di Eboli.La chiesa di S. Bartolomeo era ad una sola navata con l’altare maggiore e due cappelle laterali, una per lato. Una descrizione della chiesa è del 1731: “... una fonte marmorea con acquasantiera; tre altari, uno maggiore coll’icona del glorioso Apostolo S. Bartolomeo con cornice indorata che sta’ nel coro, l’altro coll’icona della beatissima Vergine della Mercede e l’altro coll’icona di S. Liborio; tre croci, una per ogni altare; … una statua antica del titolare Bartolomeo; ... una icona con la Madonna ...”.Nel luglio del 1917, l’Arcivescovo di Salerno mons. Carlo Gregorio Maria Grasso, dotato di fine gusto artistico oltre che di ben competenza visitando la chiesa parrocchiale ammira sull’altare il quadro della Madonna della Pace, ed annota che quest’opera è di una certa antichità e di un elevato valore artistico, e lo fece collocare in una stanzetta attigua alla sacrestia.Ma sia la chiesa sia le opere d’arte furono tutte distrutte dai bombardamenti aerei del 14 settembre 1943 a sera. Si salvò solo un antico busto piuttosto tozzo e ruvido di S. Bartolomeo in pietra. Il parroco Antonio Rainone aveva celebrato la Santa Messa la mattina per poi ritirarsi sulle montagne, quando ritornò la mattina del 15 la chiesa era totalmente polverizzata; in una missiva in risposta al questionario richiesto dalla Sacra Congregazione del Concilio conservato nell’Archivio Diocesano ce la descrive come era prima di essere distrutta: “La Chiesa parrocchiale di S. Bartolomeo Apostolo in Eboli, sita sulla omonima salita, era in ottime condizioni statiche. Proprio l’anno precedente, avevo rifatto il tetto per la ditta Di Biase Vito & Figlio. Non aveva nessuno stile determinato né architettonico né ornamentale; di forma rettangolare, si estendeva per la lunghezza di metri … con la larghezza di metri … era alta circa metri 8, e con l’abside leggermente pronunziata. Le mura erano di considerevole spessore; la parte sinistra faceva da contrafforte alla strada che mena al Municipio, alla quale la Chiesa era sottoposta per metri da 1,45 a 3 circa. Sull’arco di trionfo poggiavano due stanze di proprietà Forgnone Salvatore fu Primitivo.Annessa alla Chiesa, si ergeva la Cappella di Maria SS. Addolorata con entrata dalla stessa chiesa. A sud della chiesa si stendeva la sagrestia, lunga metri 9 per m. 3,50 di larghezza; era stata da me costruita nel 1937, con solaio in cemento e poutrelles” (ADS, Ufficio Tecnico Diocesano, 22).Le misure della chiesa furono rilevate dallo studio Fasolo che aveva ricevuto l’incarico dalla Curia Arcivescovile di Salerno di costruire una nuova struttura con chiesa e canonica in zona da individuare nell’area di espansione del centro urbano. Queste sono le misure rilevate: l’aula misura all’interno 10,90 x 15,90 m. e l’abside semicircolare si affaccia su di essa per 5,80 m; dalla cappella laterale profonda 2,80 m., si accede alla sagrestia realizzata incapsulando il perimetro originario della chiesa in un più ampio impianto rettangolare di 15,40 m x 20,50 m. circa.Per sostenere il nuovo progetto l’arch. Vincenzo Fasolo accenna alle valutazioni di stima sulle chiese distrutte di S. Bartolomeo, S. Giacomo, S. Giovanni Gerosolomitano e S. Giuseppe da conglobare per realizzare il nuovo edificio. Ma ricordiamo come scrive mons. Bergamo direttore dell’Ufficio Tecnico alla Curia di Salerno in varie lettere dirette allo studio Fasolo che anche la distrutta chiesa di S. Anna come anche la succursale di S. Maria del Soccorso potranno essere conglobate nel nuovo progetto della prima chiesa costruita dopo la guerra che sorgerà su parte dell’area dell’ex campo sportivo del Littorio per evitare espropri di aree private.


Paolo Sgroia