Gli "Scangianomi" Personaggi e nomignoli della Eboli passata

EBOLI. Parola e immagine "che parla e fa parlare": per ricordare, per riflettere sul tempo della memoria e su quello dell'attualità, sul senso della storia e su quello della nostalgia.

Parola scritta, parola evocata, parola immaginata, ricca di significati, spesso legata al tempo della fotografia come documento testimoniale di un attimo fissato per sempre in un fotogramma.

È questo il senso del nuovo libro di Paolo Sgroia, che prosegue il cammino già iniziato in un libro che riscosse apprezzamento di pubblico e di critica. Fu l'inizio di un percorso che esiste nelle immagini, nei commenti, nei detti popolari e nei motti di molti personaggi ebolitani del passato presenti nella pagina "Eboli nella storia", nel noto social network "Facebook".

Paolo ci riprova, la sua ricerca è aperta a ulteriori apporti. Da bravo documentalista, ha raccolto altre immagini di personaggi del passato, alcuni con nomi, nomignoli, soprannomi e attributi bizzarri, in grado di identificare immediatamente la persona a cui si alludeva.

Da questa meritevole ricerca è nato il nuovo libro dal titolo Soprannomi ebolitani ovvero "gli Scangianomi" da "Eboli nella storia", Edizioni Il Saggio - Centro Culturale Studi Storici di Eboli, che sarà presentato a Eboli lunedì sera, alle ore 20.30, nella Chiesa di S. Nicola de Schola Graeca in Via Guglielmo Vacca 1.

Sgroia ha resuscitato un mondo che è stato spodestato dal vuoto della realtà odierna, ma è ancora sufficientemente presente nella memoria delle persone più sensibili, nel valore del ricordo quale strumento prezioso per riconoscere le radici della realtà in cui viviamo. Scrive l'autore: «In questo volume si possono ammirare fotografie inedite di 'Sciascone' e di altri personaggi che ne abbiamo solo sentito parlare ma mai conosciuti. La foto è documento inestimabile, la memoria storica in questo modo è salvaguardata. Lo scritto si può modificare se errato o appreso in mezze verità, la foto è un mezzo fondamentale per conoscere il nostro passato, le nostre radici».

Immagini che evocano parole, i detti popolari, gli "scangianomi". È un'umanità che con orgoglio cerca di ritrovare se stessa.

Gerardo Pecci